Ho visto così tanti bei film tra gli anni 30 e 50 che è nata in me la convinzione che non ci sono film brutti in quel periodo. Forse mosci, scontati, banali, invecchiati male, non sviluppati al meglio, bigotti etc... ma formalmente e complessivamente non film orribili. Ovvio che certi horror e i B movie non fanno testo. Parlo dei film degli studios. Questo film mi ha fatto ricredere.
Avviso, spoilererò tutta la trama, perchè è davvero ignobile e disgustosa. Rock Hudson è un riccone che gira per il lago in motoscafo. Un giorno si ribalta e rischia la vita. Nello stesso identico momento, il marito di Jane Wyman, dottore, viene colto da un infarto. C'è un solo respiratore disponibile e questo viene mandato al riccone, per una questione di tempo, non di disponibilità economica. Il dottore muore.
La moglie, la Wyman appunto, prende in carico la clinica, dove è ricoverato Hudson. All'inizio non sa che è lui la causa della morte ma ben presto lo scopre ma non gli serba alcun rancore. Hudson, dispiaciuto, decide di risolvere la situazione nell'unico modo che conosce, donando 25 mila dollari. La Wyman si incazza.
Intanto circola una voce strana, sembra quasi che il dottore facesse parte di una setta. Molti ex pazienti si presentano dalla moglie con grosse cifre in denaro che il dottore non aveva mai accettato. E anche lei declina. Ben presto, grazie a un Hudson ubriaco che finisce a casa di un amico del dottore, tutto viene spiegato. La "setta" è un gruppo di persone che fà del bene per fare del bene, senza bisogno di nessuna ricompensa e ne che il beneficiario lo sappia. "Il primo fu un uomo finito sulla croce" e le mie palle cascarono. E anche "questo diventerà una ossessione, una magnifica ossessione"....si.
Ovviamente cambia la vita di Hudson che decide di aiutare in tutti modi la Wyman. E per prima cosa fà? La acceca. Nel vero senso della parola. La fa quasi investire, lei cade e diventa ceca....
Per tutto il film poi la menano che Hudson abbandonò gli studi di medicina, perchè svogliato, ma si ricorda tutto. E cosa fà? Torna a studiare, diventa medico e ...ahahah la opera lui! E le ridà la vista! VAFFANCULO!
Una porcheria imbarazzante anche per quegli anni. Ma come si fà a scrivere una cosa simile? Quale sceneggiatore ebete e pieno di melassa può aver ideato un abominio simile? Basta me ne vado. (e ce l'ho in DVD....)
Ed è pure un remake.
CineMasochismo
giovedì 15 dicembre 2011
L'urlo di Chen terrorizza tutti i continenti (Rider of revenge, 1971) di Hsiung Ting-Wu
No, nessun legame assolutamente con il film con Bruce Lee. Siamo addirittura in un altro genere. Lee era arti marziali pure, qui invece siamo nel wuxiapian, cappa e spada. Sempre botte ma volanti e con armi taglienti.
E no, non c'è nessun Chen (andava di moda chiamare tutti i cinesi Chen, come i Charlie vietnamiti?), non c'è nessun urlo (tipico invece di Bruce Lee, ma siamo di fronte all'ennesimo colpaccio dei traduttori italiani) e non ci sono continenti.
E' inserito tra i film brutti, ma io lo ritengo più che decente, soprattutto per la bella storyline. Tin Fu viene fatto evadere da 4 sgherri di un signorotto locale. Il loro piano è quello di farsi rivelare dal galeotto dove ha nascosto il suo tesoro. Dopo l'evasione si uniscono alla caccia anche altre tre figure: (si ho dimenticato i nomi) un'ottimo spadacino che non rivela subito quale sia il suo interesse nel recuperare Tin Fu (il denaro? non si capisce. Poi verrà rivelato), un divertente combattente vestito di rosa e munito di frusta (che vuole i soldi per salvare i contadini sfollati della sua zona) e una ragazza, la figlia del capo della polizia locale, anche lei abile nella lotta, che vuole consegnarlo di nuovo alla giustizia. Quindi i buoni si uniscono, poi si sfaldano, poi si dividono e infine scontrone epocale con 3 vs 1.
Non male davvero. Ovvio deve piacere il genere e si deve passare sopra a molte cose, come per esempio le mille scene dove i protagonisti fanno salti assurdi per andare a due cm di distanza o fanno cose mirabolanti e allo spettatore sorge spontanea la domanda "ma non poteva farlo prima? perchè??".
Inoltre i combattimenti sono lenti, cioè le coreografie sono troppo impostate e meccaniche. I salti sono sempre spettacolari e abbondano i rewind, ovvero una scena girata e poi montata al contrario. Io ho motlo rispetto e ammirazione per chi fa questo genere di cose. Ti rendi benissimo conto che si vede che è un rewind, che è una scena brutta, ma te ne freghi e fai lo stesso il film. Anche perchè sono scene brutte ma fatte benissimo, è comunque un'arte anche questa.
Nella parte centrale c'è un mega combattimento di 20 minuti filati che vale la pena, soprattutto per vedere il capo dei cattivi combattere con il ventaglio....munito di lame e coltellini sparabili, ma sempre ventaglio rimane.
Top scena: il combattente rosa lega un cavallo allo staccionata e appena il cavallo si muove scioglie in un attimo il nodo. Ma nessuno ci bada.
E no, non c'è nessun Chen (andava di moda chiamare tutti i cinesi Chen, come i Charlie vietnamiti?), non c'è nessun urlo (tipico invece di Bruce Lee, ma siamo di fronte all'ennesimo colpaccio dei traduttori italiani) e non ci sono continenti.
E' inserito tra i film brutti, ma io lo ritengo più che decente, soprattutto per la bella storyline. Tin Fu viene fatto evadere da 4 sgherri di un signorotto locale. Il loro piano è quello di farsi rivelare dal galeotto dove ha nascosto il suo tesoro. Dopo l'evasione si uniscono alla caccia anche altre tre figure: (si ho dimenticato i nomi) un'ottimo spadacino che non rivela subito quale sia il suo interesse nel recuperare Tin Fu (il denaro? non si capisce. Poi verrà rivelato), un divertente combattente vestito di rosa e munito di frusta (che vuole i soldi per salvare i contadini sfollati della sua zona) e una ragazza, la figlia del capo della polizia locale, anche lei abile nella lotta, che vuole consegnarlo di nuovo alla giustizia. Quindi i buoni si uniscono, poi si sfaldano, poi si dividono e infine scontrone epocale con 3 vs 1.
Non male davvero. Ovvio deve piacere il genere e si deve passare sopra a molte cose, come per esempio le mille scene dove i protagonisti fanno salti assurdi per andare a due cm di distanza o fanno cose mirabolanti e allo spettatore sorge spontanea la domanda "ma non poteva farlo prima? perchè??".
Inoltre i combattimenti sono lenti, cioè le coreografie sono troppo impostate e meccaniche. I salti sono sempre spettacolari e abbondano i rewind, ovvero una scena girata e poi montata al contrario. Io ho motlo rispetto e ammirazione per chi fa questo genere di cose. Ti rendi benissimo conto che si vede che è un rewind, che è una scena brutta, ma te ne freghi e fai lo stesso il film. Anche perchè sono scene brutte ma fatte benissimo, è comunque un'arte anche questa.
Nella parte centrale c'è un mega combattimento di 20 minuti filati che vale la pena, soprattutto per vedere il capo dei cattivi combattere con il ventaglio....munito di lame e coltellini sparabili, ma sempre ventaglio rimane.
Top scena: il combattente rosa lega un cavallo allo staccionata e appena il cavallo si muove scioglie in un attimo il nodo. Ma nessuno ci bada.
L'ultima donna sulla terra (Last Woman on Earth, 1960) Di Roger Corman
Non si può iniziare un blog di commenti sul cinema scadente o massacrante se non con un filmazzo del re del B movie, Roger Corman.
Richard Mateson nel 1954 se ne usciva con un racconto spettacolare, Io sono leggenda, che avrebbe generato tante, troppe, pellicole, a volte seguendo alla lettera la carta stampata a volte prendendo ispirazione.
E' il caso di La fine del mondo (The Wolrd, The Flesh and The Devil) del 1959 con Harry Belafonte, un ottimo film ed è il caso anche di questa pellicola a colori dell'anno successivo.
Siamo a Porto Rico, un ricco non si sa cosa bene è in vacanza con la moglie, nuova di pacca, e invece di vistare al meglio l'isola, sono assidui spettatori delle lotte clandestine di galli. A rompere l'idillio subentra l'avvocaticchio, Martin, giovane e con la testa sulle spalle. Deve portare sulla retta via e responsabilizzare il riccone, un pò troppo leggerino negli affari e con la legge. Un giorno decidono di svagarsi e fare una bella immersione al largo. I 3 una volta riemersi scoprono che manca l'aria (e qui la genialità, loro hanno le bombole da sub) e che sono tutti morti. Loro sono gli unici sopravvissuti.
Dopo un breve periodo di pace e spensieratezza, mica tanto c'è solo morte e desolazione, nasce il conflitto. Martin, l'avvocato, è una persona di cervello, razionale, fin troppo calcolatore e impostato. Harold, il ricco, è tutto il contrario, passionale, verace, macho, per dirla à la Tree of life, lui è la natura. E poi c'è Eve, l'oggetto del desiderio. Non sta bene con Harold, inizia innamorarsi di Martin e questi ricambia, sostenendo che il matrimonio non ha più valore legale, dato che siamo in piena apocalisse.
Insomma, sulla carta, WOW! che filmone. Io adoro questo filone da unici sopravvissuti sulla terra e qui c'è molta carne al fuoco. Personaggi interessanti, una trama esile ma accattivante, peccato il resto. Soprattutto i dialoghi. Sono davvero poco ispirati, scritti di fretta e che si sposano malamente con le bocche che li proferiscono.
Non tanto per gli attori, tutti pessimi, soprattutto Martin (Harold invece, Anthony Carbone, sembra una brutta copia di Humphrey Bogart), ma perchè sono frasette mal costruite, a volte neanche connesse bene tra loro. Sono personaggi profondi ma se ne escono con delle vere e proprie stronzate. Il top è sulla spiaggia. Eve "Tu che cosa sogni?" Martin "Nulla, sono troppo razionale".
Si salva un buon dialogo sulla puzza del mondo che avviene tra Harold e Martin, solo che poi viene rovinato da una lunga lotta a suon di pesci in faccia, e non è una metafora. Ottimo invece il finale, scenograficamente parlando, ambientato in una vecchia fortezza spagnola e concluso in una chiesa moderna.
In definitiva è un film con potenziale enorme che mostra tutti i suoi possibili pregi ma che poi delude, ma non annoia, durando solo 64 minuti. Se non ci fosse stato dietro Corman, forse avrebbe avuto più fortuna, come il film con Belafonte.
Richard Mateson nel 1954 se ne usciva con un racconto spettacolare, Io sono leggenda, che avrebbe generato tante, troppe, pellicole, a volte seguendo alla lettera la carta stampata a volte prendendo ispirazione.
E' il caso di La fine del mondo (The Wolrd, The Flesh and The Devil) del 1959 con Harry Belafonte, un ottimo film ed è il caso anche di questa pellicola a colori dell'anno successivo.
Siamo a Porto Rico, un ricco non si sa cosa bene è in vacanza con la moglie, nuova di pacca, e invece di vistare al meglio l'isola, sono assidui spettatori delle lotte clandestine di galli. A rompere l'idillio subentra l'avvocaticchio, Martin, giovane e con la testa sulle spalle. Deve portare sulla retta via e responsabilizzare il riccone, un pò troppo leggerino negli affari e con la legge. Un giorno decidono di svagarsi e fare una bella immersione al largo. I 3 una volta riemersi scoprono che manca l'aria (e qui la genialità, loro hanno le bombole da sub) e che sono tutti morti. Loro sono gli unici sopravvissuti.
Dopo un breve periodo di pace e spensieratezza, mica tanto c'è solo morte e desolazione, nasce il conflitto. Martin, l'avvocato, è una persona di cervello, razionale, fin troppo calcolatore e impostato. Harold, il ricco, è tutto il contrario, passionale, verace, macho, per dirla à la Tree of life, lui è la natura. E poi c'è Eve, l'oggetto del desiderio. Non sta bene con Harold, inizia innamorarsi di Martin e questi ricambia, sostenendo che il matrimonio non ha più valore legale, dato che siamo in piena apocalisse.
Insomma, sulla carta, WOW! che filmone. Io adoro questo filone da unici sopravvissuti sulla terra e qui c'è molta carne al fuoco. Personaggi interessanti, una trama esile ma accattivante, peccato il resto. Soprattutto i dialoghi. Sono davvero poco ispirati, scritti di fretta e che si sposano malamente con le bocche che li proferiscono.
Non tanto per gli attori, tutti pessimi, soprattutto Martin (Harold invece, Anthony Carbone, sembra una brutta copia di Humphrey Bogart), ma perchè sono frasette mal costruite, a volte neanche connesse bene tra loro. Sono personaggi profondi ma se ne escono con delle vere e proprie stronzate. Il top è sulla spiaggia. Eve "Tu che cosa sogni?" Martin "Nulla, sono troppo razionale".
Si salva un buon dialogo sulla puzza del mondo che avviene tra Harold e Martin, solo che poi viene rovinato da una lunga lotta a suon di pesci in faccia, e non è una metafora. Ottimo invece il finale, scenograficamente parlando, ambientato in una vecchia fortezza spagnola e concluso in una chiesa moderna.
In definitiva è un film con potenziale enorme che mostra tutti i suoi possibili pregi ma che poi delude, ma non annoia, durando solo 64 minuti. Se non ci fosse stato dietro Corman, forse avrebbe avuto più fortuna, come il film con Belafonte.
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